Emergenza cinghiali Coldiretti chiede intervento delle autorità

I blocchi degli interventi e i ricorsi non aiutano una situazione ormai fuori controllo.

Emergenza cinghiali Coldiretti chiede intervento delle autorità
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Emergenza cinghiali Coldiretti Torino chiede azioni tempestive a forte rischio le semine in molte zone della provincia.

Emergenza cinghiali Coldiretti lancia allarme

«La situazione di devastazione dei territori operata dai cinghiali ha raggiunto livelli di vera e propria emergenza e probabilmente non ci si rende conto della gravità». E' quanto dichiara Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, nel chiedere a gran voce «una serie di interventi straordinari per contenere la popolazione di cinghiali che ha raggiunto livelli mai visti in precedenza un po' in tutta la provincia, con situazioni particolarmente delicate nella zona del Chivassese, Collina di Cheri e Torino, nell’area Parco della Mandria e zona Canavese fino, ad arrivare nelle zone più montane come in Val Susa».

Pericolo per le semine

Fabrizio Galliati aggiunge: «La preoccupazione degli agricoltori è molto elevata e la pazienza è al limite anche perché siamo prossimi al periodo delle semine e in molte aree della nostra Provincia gli agricoltori stanno valutando se è ancora opportuno seminare o meno e questa sarebbe una sconfitta per tutto il sistema che non è più in grado di contenere una situazione divenuta ormai insostenibile».

La sospensione del Tar del piano annuale di contenimento

Michele Mellano direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: «Ad aggravare ulteriormente la situazione la parziale sospensiva al piano annuale di contenimento del cinghiale da parte del Tar che giunge in un momento particolarmente delicato della stagione di contenimento. Città Metropolitana di Torino si sta impegnando per superare tale sospensiva attraverso la modifica del piano attuale. Coldiretti Torino riconosce e sostiene tale impegno, indispensabile ai fini di un ripristino sul controllo del territorio. Purtroppo i cicli della natura e di conseguenza gli agricoltori non possono più aspettare».

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