Truffa falsi abbonamenti alle riviste, tutti i dettagli | Video

Le indagini sono partite dalla denuncia di un pensionato eporediese.

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Truffa falsi abbonamenti. Tutti i dettagli e i retroscena che hanno portato all’arresto, questa mattina, di 18 persone. Fanno tutte parte di una banda accusata ora di truffa e riciclaggio.

Truffa falsi abbonamenti

C’è la ultra ottantenne di Milano che è arrivata a pagare circa 150mila euro. Ma anche il disabile truffato per svariate migliaia di euro. E poi c’è il 60enne di Ivrea da cui tutto è partito: una denuncia per truffa presentata a novembre 2015 alla Guardia di Finanza locale. L’anziano in breve tempo era stato indotto, attraverso numerose e pressanti telefonate ricevute da un sedicente avvocato, a pagare 8mila euro per saldare debiti – inesistenti – relativi ad abbonamenti a riviste delle Forze dell’ordine.

Nel corso dell’indagine, denominata “Safe magazine” i militari della Guardia di Finanza piemontese insieme a quelli di Monza –  guidati dal colonnello Massimo Gallo – sono riusciti a ricostruire una trentina di truffe analoghe per un giro d’affari stimato intorno ai 2 milioni di euro (proventi conseguiti tra il 2015 e il 2016).

Una banda metodica e ben organizzata

La banda, numerosa e metodica, era molto ben organizzata. Fulcro dell’attività erano i due telefonisti: un 30enne e un 40enne, con base operativa a Brugherio e Cologno Monzese. Erano loro ogni giorno a effettuare tra le 40 e le 50 telefonate per adescare nuove vittime. Si presentavano sempre allo stesso modo: fingendo – in modo molto convincente – di essere avvocati, giudici, ufficiali giudiziari, funzionari dell’Agenzia delle entrate, Carabinieri.

Abili telefonisti

I telefonisti erano abilissimi nel far credere al malcapitato di avere un debito – ingente – relativo all’abbonamento a delle riviste riconducibili alle Forze dell’Ordine. Riviste che, in realtà, nulla hanno a che  vedere con gli organi ufficiali di stampa delle Forze dell’ordine.

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Le vittime, selezionate sulla base di banche dati di persone effettivamente abbonate, in precedenza, alle riviste in questione, venivano invitate a saldare tempestivamente i loro debiti (inesistenti) per evitare serie conseguenze come pignoramenti o blocco dei conti bancari.

Le riviste a cui i truffatori facevano riferimento

Intercettazioni e pedinamenti

Il nucleo Mobile delle Fiamme Gialle Monzesi per mesi ha proseguito l’attività investigativa attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, pedinamenti, indagini finanziarie scoprendo così un’associazione articolata con compiti ben suddivisi. Oltre ai due telefonisti c’erano i prestanome a cui erano intestati i conti correnti o le carte prepagate su cui confluivano i soldi sborsati dalle vittime.  Erano loro che, a fronte di un corrispettivo di 50 euro, accompagnavano gli associati della banda ai bancomat per svuotare quotidianamente i conti su cui confluiva il denaro.

Riciclaggio

Denaro che poi veniva ovviamente riciclato. In particolare, a due dei promotori del sistema criminale è stato contestato il reato di autoriciclaggio. Avendo utilizzato una parte del profitto derivante dalla truffa – circa 225mila euro – per acquistare un immobile intestato ad una società amministrata dagli stessi truffatori.

Arresti e accuse

A fronte dell’attività investigativa il Gip ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 8 persone e ai domiciliari per altre 10. Le accuse sono di truffa, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Gli uomini delle Fiamme Gialle questa mattina in conferenza stampa hanno voluto anche mettere in guardia i cittadini invitandoli a prestare molta attenzione nel caso in cui si ricevano telefonate dello stesso tenore.

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