Sciopero avvocati contro lo stop alla prescrizione, lo spiega l'avvocato Calosso

A Torino avvocati protagonisti di una passeggiata simbolica in tribunale.

Sciopero avvocati contro lo stop alla prescrizione, lo spiega l'avvocato Calosso
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Sciopero avvocati contro lo stop alla prescrizione: «Sospendendo a tempo indefinito i processi, cancella indubitabili principi di civiltà giuridica ed aggrava la malattia che vorrebbe curare: la lunghezza dei procedimenti penali».

Sciopero avvocati contro lo stop alla prescrizione

Hanno incrociato le braccia ieri e oggi, lunedì 17 dicembre 2018 e martedì 18 dicembre, gli avvocati penalisti italiani. Scioperano contro la proposta di riforma del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che vorrebbe sospendere la prescrizione dei reati dopo il primo processo. Gli avvocati sostengono che una sospensione del genere non farebbe altro che favorire la lungaggine del percorso della giustizia, mantenendo in un limbo quasi infinito sia vittime che accusati. A Torino questa mattina toghe nere protagoniste di una passeggiata simbolica in tribunale promossa dalla camera penale.

L’insostenibile lunghezza del processo penale

«Gli avvocati penalisti si astengono dalle udienze per protestare contro la proposta avanzata dalla maggioranza politica di sospendere la prescrizione dei reati dopo la sentenza (tanto di condanna, quanto di assoluzione) di primo grado - spiega l’avvocato Giulio Calosso - L’obiettivo - certamente apprezzabile - di scongiurare sacche di impunità e di tutelare le vittime dei reati non può e non deve essere perseguito con una soluzione che, sospendendo a tempo indefinito i processi, cancella indubitabili principi di civiltà giuridica ed aggrava la malattia che vorrebbe curare: la lunghezza dei procedimenti penali».

Cosa è la prescrizione

«La prescrizione, tradizionalmente, non è altro che la rinuncia dello Stato a far valere la propria pretesa punitiva quando, dal momento della commissione del reato, sia decorso un lasso di tempo tale che induca a ritenere più complicato l’accertamento della verità, affievolito l’allarme sociale scaturito dal reato e venuto meno il fine rieducativo della pena (visto che si finirebbe per punire un soggetto completamente diverso da quello che ha commesso il reato). Ma non si deve dimenticare che la prescrizione è anche garanzia di “ragionevole durata del processo”, vale a dire uno dei pilastri - secondo la nostra Costituzione - del “giusto processo”. Imponendo all’Autorità dei termini per processare ed eventualmente punire una persona, si assicurano infatti tempi equi tanto per l’imputato, sottoposto alla pretesa punitiva dello Stato, quanto per la vittima, titolare di una pretesa risarcitoria».

Cosa comporta lo stop alla prescrizione

«Non sono necessarie doti profetiche per prevedere che la sostanziale abolizione della prescrizione, calata in un sistema che malgrado gli sforzi di molti già arranca faticosamente per smaltire un arretrato record, comporterà una pendenza dei processi infinita. Un sistema di per sé inefficiente sarà, infatti, ulteriormente appesantito. Con effetti negativi - è bene ripeterlo - non solo per gli imputati, che rimarranno sotto la spada di Damocle del processo “sine die”. Ma anche per le vittime, che rimarranno in attesa di una giustizia che non arriva mai. L’esperienza non mente: le persone offese devono spesso sollecitare la fissazione del processo in Appello proprio prospettando l’imminente maturazione dei termini prescrizionali. Se lo stop alla prescrizione diventasse legge non avrebbero più neppure tale possibilità».

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