Appartamento hot sesso invece di massaggi cinese condannato

Si è chiuso con una condanna il processo seguito all’inchiesta dei carabinieri, svelando un giro di prostituzione all’interno di un appartamento, «camuffato» da centro di massaggi.

Appartamento hot sesso invece di massaggi cinese condannato
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Si è chiuso con una condanna il processo seguito all’inchiesta dei carabinieri, svelando un giro di prostituzione all’interno di un appartamento, «camuffato» da centro di massaggi.

Si è chiuso con una condanna il processo seguito all’inchiesta dei carabinieri, svelando un giro di prostituzione all’interno di un appartamento, «camuffato» da centro di massaggi.

Appartamento hot sesso invece di massaggi

Un centro massaggi come tanti, ma che si rivela essere qualcosa di più. Le indagini cominciano all’inizio del 2013, ma tante segnalazioni erano già arrivate precedentemente, in particolare al proprietario dell’appartamento di via Castellamonte a Banchette. I condomini erano stati i primi a notare uno strano andirivieni e, successivamente, i carabinieri avevano cominciato a tenere d’occhio il viavai intorno a quella casa.

I clienti

Di ogni genere, attirati dal centro massaggi, ma che poi non disdegnavano le offerte delle ragazze di origine cinese che lavoravano al suo interno: poche decine di euro in più per avere rapporti sessuali completi e non. Dopo aver capito di cosa si trattava, i carabinieri avevano cominciato a fermare i clienti del centro all’uscita dalla «seduta di piacere». 

Il processo
A finire sotto accusa per induzione e sfruttamento della prostituzione è stato l’affittuario dell’appartamento, un cinese  che si occupava principalmente di rifornire di generi alimentari le ragazze che vivevano all’interno dell’appartamento. Secondo le testimonianze dei clienti, infatti, il luogo era alquanto buio, come per creare una sorta di privacy e di romanticismo, ma si percepiva la presenza di più donne al suo interno. 

La sentenza
Mercoledì 11 ottobre il procedimento si è concluso con la condanna dell’imputato.   Il giudice, infine, si è espresso con una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione con sospensione condizionale, 200 euro di multa ed il pagamento delle spese processuali.

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