Muore dopo un ricovero al “Pronto”: i parenti chiedono giustizia

Non avevo riconosciuto che la donna era stata colta da un infarto.

Muore dopo un ricovero al “Pronto”: i parenti chiedono giustizia
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Una donna di 77 anni muore dopo essere stata ricoverata al Pronto Soccorso dell’ospedale di Chivasso. I familiari adesso portano l’Asl in tribunale. Lo raccontano i colleghi de La Nuova Periferia.

Muore dopo un ricovero

Lasciata in Pronto Soccorso per oltre dodici ore prima che i medici si accorgessero che i malesseri accusati da una donna fossero, in realtà, sintomatici di un infarto. Circostanza che, l’indomani mattina dal suo arrivo presso l’ospedale di Chivasso, ha provocato la morte dell’anziana.
E’ quanto accaduto nel marzo 2017, ma soltanto in questi giorni i legali dello studio Ambrosio & Commodo a cui i familiari della vittima si sono rivolti, hanno depositato istanza di mediazione presso il Tribunale di Ivrea, in attesa della prima udienza, fissata per il prossimo autunno.

La vittima

La donna, Silvana B., di 77 anni, era temporaneamente ricoverata presso una struttura pubblica, in seguito a un periodo di riabilitazione per un problema ortopedico. Era la mattina del 22 marzo del 2017 quando l’anziana, al suo risveglio, ha cominciato a lamentare alcuni fastidi. Malesseri che hanno quindi spinto il personale della Rsa a chiamare un’ambulanza. Trasportata all’ospedale di Chivasso, sarebbero passate due ore prima degli esami. Dall’esame del sangue e dal primo elettrocardiogramma sarebbe tuttavia emerso come il malessere non fosse passeggero, bensì si stessero configurando i sintomi di un problema al cuore. Nonostante queste prime indicazioni, la 77enne viene lasciata nel pronto soccorso chivassese altre quattro ore prima di effettuare un nuovo monitoraggio.

L’avvocato

«I nuovi esami – spiega l’avvocato Gaetano Catalano, legale della famiglia – hanno immediatamente confermato che vi fosse un problema al miocardio. Lo stesso valore anomalo, già riscontrato durante i primi esami della mattinata, si era infatti raddoppiato e ha continuato ad aggravarsi successivamente. La diagnosi redatta dal medico legale è quindi necrosi del miocardio». L’ultimo elettrocardiogramma eseguito presso la struttura sanitaria di Chivasso, effettuato alle 23 circa, ha fatto emergere una situazione grave. Infatti la donna era stata trasferita con urgenza all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. «Purtroppo però – aggiunge l’avvocato Catalano – dopo 13 ore passate senza ricevere le adeguate cure, la situazione della signora è apparsa critica. Nonostante l’intervento urgente dei medici dell’ospedale torinese, le condizioni della paziente erano irreversibili. L’indomani mattina, la paziente è deceduta».

I familiari

I familiari della donna, la figlia, i due nipoti e i quattro fratelli, si sono quindi rivolti all’associazione «Giusta Causa» di Firenze per intraprendere un percorso legale di responsabilità civile. Un osservatorio permanente sul fenomeno della malasanità, che vanta una collaborazione stretta con prestigiosi medici e importanti studi legali in tutta Italia. «Dal referto redatto dal medico legale – prosegue l’avvocato Catalano – si evince come gli esami già riscontrassero un’anomalia. Questi fatti non si devono più verificare. Riteniamo che il caso, così com’è stato seguito, non sia stato trattato con la dovuta responsabilità. Infatti il danno è aggravato dalla condotta. Il comportamento è stato talmente superficiale da aumentare significativamente il dolore dei familiari».

L’Asl

Sulla vicenda La Nuova Periferia si è messa in contatto con l’ufficio stampa dell’Asl To4, chiedendo un commento. L’azienda sanitaria locale, però, alla luce di una vicenda giudiziaria che non è ancora arrivata alla conclusione, preferisce non rilasciare commenti o dichiarazioni.

 

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